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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo viene pronunciato da Steve Rogers durante una riunione di sostegno per i sopravvissuti dopo il Blip in “Avengers Endgame”. È passato del tempo dallo schiocco di Thanos, e il mondo fatica a riprendersi. In questo scenario di lutto globale, Cap non è solo un soldato o un eroe: è una guida emotiva. Il suo discorso non è teatrale né patriottico, ma profondamente umano, rivolto a persone ferite che cercano di andare avanti. Steve parla della perdita, della paura e del coraggio necessario per affrontare l’ignoto. E nel farlo, si espone. Parla di sé, del proprio dolore, della propria difficoltà a ritrovare un senso. È Captain America che lascia spazio a Steve Rogers, l’uomo, e questo rende il monologo ancora più potente.
MINUTAGGIO: 21:20-22:15
RUOLO: Steve Rogers
ATTORE: Chris Evans
DOVE: Disney+
INGLESE
That's great. You did the hardest part. You took the jump, you didn't know where you were gonna come down. And that's it. That's those little brave baby steps you gotta take. To try and become whole again. To try and find purpose. I went in the ice in '45 right after I met the love of my life. Woke up 70 years later. You got to move on. Got to move on. The world is in our hands. It's left to us guys, and we have to do something with it. Otherwise... Thanos should have killed all of us.
ITALIANO
Bravo, quella è la parte più difficile. Ti sei buttato senza sapere dove atterravi. E’ tutto lì, in quei passettini impavidi che dobbiamo fare, per cercare di ritrovare noi stessi, trovare uno scopo. Nel ‘45 sono rimasto congelato dopo aver conosciuto il mio grande amore. Mi sono risvegliato settant’anni dopo, ma bisogna andare avanti. Bisogna andare avanti. Il mondo è nelle nostre mani, tocca a noi ragazzi. Noi dobbiamo fare qualcosa. Altrimenti Thanos avrebbe fatto meglio a ucciderci tutti.
Alla fine di Infinity War, Thanos riesce nel suo intento: raccoglie tutte le sei Gemme dell’Infinito e, con uno schiocco di dita, cancella metà della vita nell’universo. Il film inizia dunque in un mondo devastato, traumatizzato dalla scomparsa improvvisa di miliardi di persone, inclusi molti supereroi. Nei primi 20 minuti, i Vendicatori superstiti sono emotivamente distrutti. Tony Stark (Iron Man) è salvato nello spazio da Captain Marvel e torna sulla Terra, profondamente segnato. Quando Captain America, Vedova Nera, Bruce Banner, Rocket, War Machine e Thor si riuniscono con lui, decidono di dare la caccia a Thanos per vendicare le vittime e cercare di recuperare le Gemme.
Ma una volta trovato Thanos, scoprono che le ha distrutte. Thor, in un gesto di rabbia e impotenza, lo uccide. Ma il danno è ormai fatto. C’è un salto temporale di cinque anni. Cinque anni dopo, Scott Lang (Ant-Man) riesce a uscire dal Regno Quantico e si rende conto che per lui sono passate solo poche ore. Condivide la sua scoperta con i Vendicatori: il viaggio nel tempo potrebbe essere la chiave per recuperare le Gemme prima che Thanos le prenda. Nasce così il piano, una rapina temporale: dividere la squadra in gruppi per viaggiare in momenti diversi del passato del MCU e rubare le Gemme dell’Infinito da timeline alternative.
I team si dividono così:
New York, 2012 (The Avengers): Iron Man, Ant-Man, Captain America e Hulk cercano di recuperare la Gemma del Tempo, dello Spazio e della Mente.
Asgard, 2013 (Thor: The Dark World): Thor e Rocket vanno a recuperare la Gemma della Realtà.
Morag e Vormir, 2014 (Guardiani della Galassia e Infinity War): Nebula e War Machine vanno a Morag, Vedova Nera e Occhio di Falco a Vormir, dove però bisogna sacrificare qualcuno per ottenere la Gemma dell’Anima. Natasha si sacrifica.
Durante la missione su Morag, Thanos del 2014 scopre i piani dei Vendicatori grazie ai ricordi di Nebula (tramite la connessione tra le due versioni del personaggio) e decide di intervenire.
I Vendicatori superstiti tornano nel presente con le Gemme. Hulk usa il nuovo guanto costruito da Tony per “risistemare” l’universo: la metà delle vite viene riportata in vita. Ma subito dopo, Thanos del 2014 arriva nel presente con la sua nave da guerra, pronto a conquistare di nuovo tutto, questa volta distruggendo l’intero universo per crearne uno nuovo.
Ne segue una battaglia epica e devastante, il culmine di 10 anni di film.
Alla fine, Thanos riesce quasi a mettere le mani sul guanto. Ma Tony Stark, in un gesto disperato e consapevole, riesce a rubare le Gemme, le infila nel proprio guanto improvvisato e le usa per dissolvere Thanos e il suo esercito.
Ma il gesto lo uccide. Tony Stark muore tra le braccia di Pepper Potts e Peter Parker.
"Bravo, quella è la parte più difficile. Ti sei buttato senza sapere dove atterravi."
Il riconoscimento del coraggio non risiede nell’assenza di paura, ma nel fare il primo passo senza avere garanzie. È un elogio alla vulnerabilità attiva. Qui Steve sottolinea che il vero eroismo sta nel provare, nonostante il caos. "È tutto lì, in quei passettini impavidi che dobbiamo fare, per cercare di ritrovare noi stessi, trovare uno scopo." Una frase chiave. Rogers rifiuta la retorica del “grande gesto” e si concentra sui piccoli atti quotidiani di resilienza. È una visione molto concreta e accessibile: non serve essere un supereroe per dare senso alla propria vita, basta cercare uno scopo giorno dopo giorno. "Nel ‘45 sono rimasto congelato dopo aver conosciuto il mio grande amore. Mi sono risvegliato settant’anni dopo, ma bisogna andare avanti. Bisogna andare avanti."
Qui apre una parentesi personale. Confida il trauma della perdita del tempo e dell’amore, ma non si piange addosso. Anzi, la frase “bisogna andare avanti” ripetuta due volte è un mantra di sopravvivenza. È il cuore del suo messaggio: vivere nel passato è una tentazione pericolosa, ma è il futuro che merita il nostro impegno.
"Il mondo è nelle nostre mani, tocca a noi ragazzi. Noi dobbiamo fare qualcosa. Altrimenti Thanos avrebbe fatto meglio a ucciderci tutti."
La responsabilità è collettiva, non individuale. Se chi è sopravvissuto non si rimbocca le maniche, allora il sacrificio è stato inutile. Steve Rogers non è mai stato un eroe solitario: crede nel gruppo, nella solidarietà, nell’azione condivisa. Qui rilancia il concetto in modo netto: o si agisce, o si è complici del vuoto lasciato da Thanos.
Questo monologo sintetizza perfettamente la leadership etica di Steve Rogers. Non è un leader perché è forte, ma perché sa soffrire, sa ascoltare e sa prendersi responsabilità. Parla da pari a pari, senza idealismi, e in questo modo riesce a ispirare davvero.
Le sue parole sono una chiamata all’azione per tutti, supereroi o no: dobbiamo essere presenti, fare scelte anche quando sembrano piccole, avere il coraggio di vivere il dolore senza fuggire. È un discorso sul valore della vita e sulla necessità di meritarla ogni giorno.
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