Monologo Teatrale Femminile - \"Una donna senza importanza\", di Oscar Wilde

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~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Questo monologo di Hester Worsley è forse il momento più diretto e rovente di Una donna senza importanza. È un fendente morale, un’accusa frontale a una società che vive nella contraddizione e si nutre di ipocrisia. Siamo davanti a un personaggio che si sgancia completamente dalla maschera della giovane ospite straniera per diventare voce scomoda, giudicante, profondamente etica.

Faccio soltanto della letteratura

Le curiosità ce le fornisce l’aristocrazia inglese, Lady Caroline. Ce le mandano, ogni estate, regolarmente, nei piroscafi e come sbarcano ci si offrono in matrimonio.

Quanto alle rovine, stiamo cercando di costruire qualcosa che duri di più dei mattoni e della pietra.

Stiamo cercando di costruire la vita, Lady Hunstanton, su basi migliori, più sincere, più pure di quelle su cui la vita poggia qui.

Questo suona strano a tutti voi, senza dubbio. Come potrebbe essere altrimenti?

Voialtri ricchi in Inghilterra non sapete come vivete!

Voi escludete dalla vostra società chi è umano e chi è buono. Voi ridete di chi è semplice e puro. Vivendo, come tutti fate, sfruttando gli altri e grazie agli altri, vi beffate dell’abnegazione e se gettate del pane ai poveri, è solo per tenerli buoni per un po’…

Con tutta la vostra pompa, la vostra opulenza, la vostra arte, non sapete vivere… e neanche ve ne rendete conto!

Voi amate la bellezza che potete vedere, toccare e maneggiare, voi amate la bellezza che potete distruggere, e che distruggete infatti, ma della bellezza invisibile della vita, della bellezza invisibile di una vita superiore, non sapete niente.

Avete perso il segreto della vita.

Oh.. e la vostra società inglese mi sembra vacua, egoista, sciocca. Si è bendata gli occhi e tappata gli orecchi, giace come un lebbroso nella porpora. Se ne sta come una cosa morta impiastricciata di oro. È tutta sbagliata, tutta sbagliata…

E Lord Weston!… Me lo ricordo. Un uomo con un sorriso odioso e un odioso passato. Viene invitato dappertutto. Nessun pranzo è completo senza di lui.

E le donne che ha portato alla rovina? Sono delle reiette. Sono senza nome. Se lui le incontrasse per strada, si volterebbe dall’altra parte.

Non che io non trovi ineccepibile il loro castigo. Che tutte le donne che hanno peccato siano punite… È giusto che vengano castigate.

Ma che non siano le sole a soffrire.

Se un uomo e una donna hanno peccato, vadano entrambi nel deserto a amarsi o detestarsi. Siano stigmatizzati entrambi.

Marchiateli a fuoco tutti e due, se volete, ma non punite lei lasciando lui libero. Non abbiate una legge per gli uomini e una per le donne.

Voi siete ingiusti con le donne qui in Inghilterra!

E fino a quando non giudicherete che quello che è infamia per una donna lo è anche per un uomo, sarete sempre ingiusti.

E quella colonna di fuoco che è il Bene, e quella colonna di nubi che è il Male, ai vostri occhi saranno opachi e non li vedrete affatto. O se li vedrete, non li riconoscerete.

Hester, una donna senza importanza

"Hester, una donna senza importanza" è il titolo italiano con cui spesso viene tradotta la pièce teatrale di Oscar Wilde “A Woman of No Importance”, scritta nel 1893 e rappresentata per la prima volta a Londra nello stesso anno. È una delle quattro grandi commedie di società di Wilde, insieme a Il ventaglio di Lady Windermere, Un marito ideale e L’importanza di chiamarsi Ernesto. Come nelle altre opere, Wilde utilizza la struttura della commedia brillante per parlare di ipocrisia, classe sociale, sessualità e moralismo vittoriano. Il tono è brillante e arguto, ma al centro della vicenda c’è una figura drammatica: Hester Worsley, una giovane americana idealista che, pur circondata da cinismo aristocratico, si fa portavoce di un’etica alternativa.

La pièce si apre con un tipico ricevimento in campagna inglese, ospitato da Lady Hunstanton. A tavola si radunano vari rappresentanti dell'aristocrazia britannica, impegnati in dialoghi pieni di battute taglienti, osservazioni frivole e sottintesi sul matrimonio, sul ruolo delle donne e sulla morale. Tra gli ospiti c’è Hester Worsley, una giovane americana idealista, piena di rigore morale e senso dell’onore. Hester osserva e commenta il comportamento della nobiltà inglese con un distacco quasi scandalizzato.

Qui emerge il cuore del dramma. Conosciamo meglio Mrs Arbuthnot, una donna riservata e dignitosa, e suo figlio Gerald, un giovane ambizioso e pieno di promesse. Gerald riceve l’offerta di diventare segretario di Lord Illingworth, un uomo di grande fascino e influenza politica. Ma si scopre un fatto essenziale: Lord Illingworth è in realtà il padre biologico di Gerald, che ha abbandonato Mrs Arbuthnot quando lei era incinta, lasciandola sola e disonorata.

Lord Illingworth, ignaro che Mrs Arbuthnot sia presente, fa delle avances pesanti a Hester. Lei lo respinge indignata e inorridita. Gerald, testimone dell’incidente, affronta Lord Illingworth e minaccia di ucciderlo. È Mrs Arbuthnot a impedirgli di macchiarsi di sangue. In questa scena si rivela pienamente la vera natura del personaggio di Lord Illingworth: un uomo elegante e brillante, ma profondamente irresponsabile e privo di scrupoli morali.

Nel finale, Mrs Arbuthnot si rifiuta di legalizzare il suo legame con Lord Illingworth, anche se ciò potrebbe riabilitarla agli occhi della società. Sceglie di rimanere fedele alla propria integrità piuttosto che sanare una vergogna subita, affermando che un uomo che ha abbandonato il proprio figlio non merita il titolo di padre. Hester, colpita dal coraggio morale della donna, si offre di sposare Gerald, accettando il passato di lui e della madre con piena consapevolezza.

Analisi Monologo

"Le curiosità ce le fornisce l’aristocrazia inglese... ci si offrono in matrimonio." Si comincia con un tono quasi ironico. Hester parla dei giovani aristocratici inglesi come“curiosità” che l’America riceve via nave. È uno scherno sottile, ma carico di disprezzo. Wilde rovescia il punto di vista: non sono più gli americani ad apparire esotici e ingenui, ma sono i nobili inglesi a diventare oggetti da esposizione. "Quanto alle rovine... più sincere, più pure..." Qui Hester introduce il contrasto: mentre in Inghilterra si conservano “rovine”, negli Stati Uniti (ma è chiaro che Wilde sta parlando di un’idea, non di una geografia) si cerca di costruire qualcosa di eticamente nuovo. La parola chiave è “purezza”, che qui va intesa come trasparenza, coerenza morale, non come moralismo.

"Voialtri ricchi in Inghilterra non sapete come vivete!" Il tono si alza. Hester non fa più giri di parole. Accusa direttamente l’aristocrazia di vivere sulla pelle degli altri, di ignorare il valore umano della semplicità e della bontà. La sua invettiva non è astratta: entra nel dettaglio, colpisce con precisione chirurgica la struttura sociale basata sullo sfruttamento mascherato da benevolenza. "Se gettate del pane ai poveri, è solo per tenerli buoni per un po’..." Questa è una delle frasi più forti del monologo. La carità viene smascherata come strumento di controllo, non come gesto di compassione.

"Voi amate la bellezza che potete vedere... ma della bellezza invisibile... non sapete niente." Questo passaggio è uno dei più profondi, e anche poetici. Hester tocca un punto centrale del pensiero di Wilde: l’opposizione tra estetica superficiale e bellezza interiore. L’aristocrazia sa apprezzare solo ciò che può possedere — ma la bellezza, se ridotta a oggetto, perde la sua natura etica. "E Lord Weston!... Nessun pranzo è completo senza di lui." Il nome di Lord Weston serve a incarnare un intero sistema di privilegi maschili. È l’uomo “con un odioso passato”, ancora invitato ovunque, mentre le donne che ha compromesso sono sparite, disonorate, cancellate. "Che tutte le donne che hanno peccato siano punite… Ma che non siano le sole a soffrire." Qui Hester sfiora quasi il tono biblico. Non invoca la clemenza, ma l’equità nella condanna. È un passaggio che spiazza, perché non si appella al perdono, ma all’equilibrio: se il peccato è condiviso, lo sia anche la pena.

"La vostra società inglese mi sembra vacua... impiastricciata di oro." L’immagine del “lebbroso nella porpora” è potentissima. Descrive una società che, per quanto appariscente e sfarzosa, è moralmente corrotta, malata dentro. È un’immagine visiva, violenta, e volutamente estrema. Wilde qui si avvicina a un linguaggio quasi profetico, come se Hester fosse diventata una Cassandra moderna.

Conclusione

Il monologo di Hester in Una donna senza importanza è uno dei momenti più esplicitamente etici del teatro di Oscar Wilde. E in parte spiazza, perché siamo abituati a pensare Wilde come il maestro dell’ambiguità, dell’eleganza del paradosso. Invece qui, attraverso la voce di una giovane donna americana, Wilde prende posizione netta.

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