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~ LA REDAZIONE DI RC
"La leggenda del pianista sull'Oceano" di Giuseppe Tornatore sfiora il mitico attraverso la vita di un uomo che fa del mare la sua unica casa e del pianoforte il suo mondo intero. Basato sull'opera teatrale "Novecento" di Alessandro Baricco, il film ci porta attraverso la storia di Danny Boodman T.D. Lemon Novecento, Tim Roth, il cui talento pianistico nasconde una profonda riflessione sull'essenza della vita, l'arte e la scelta. Attraverso le sue esperienze e il suo emblematico monologo finale, il film si fa portavoce di tematiche universali, toccando corde intime nell'animo dello spettatore e offrendo uno sguardo contemplativo sulla condizione umana.
MINUTAGGIO: 2:25:00-2:29:16
RUOLO: Novecento
ATTORE: Tim Roth
DOVE: Amazon Prime Video
INGLESE
All that city... You just couldn't see an end to it. The end! Please, could you show me where it ends? It was all very fine on that gangway and I was grand, too, in my overcoat. I cut quite a figure and I had no doubts about getting off. Guaranteed. That wasn't a problem. It wasn't what I saw that stopped me, Max. It was what I didn't see. Can you understand that? What I didn't see. In all that sprawling city, there was everything except an end. There was everything. But there wasn't an end. What I couldn't see was where all that came to an end. The end of the world. Take a piano. The keys begin, the keys end. You know there are 88 of them and no-one can tell you differently. They are not infinite, you are infinite. And on those 88 keys the music that you can make is infinite. I like that. That I can live by. But you get me up on that gangway and roll out a keyboard with millions of keys, and that's the truth, there's no end to them, that keyboard is infinite. But if that keyboard is infinite there's no music you can play. You're sitting on the wrong bench. That's God's piano. Christ, did you see the streets? There were thousands of them! How do you choose just one? One woman, one house, one piece of land to call your own, one landscape to look at, one way to die. All that world weighing down on you without you knowing where it ends. Aren't you scared of just breaking apart just thinking about it, the enormity of living in it? I was born on this ship. The world passed me by, but two thousand people at a time. And there were wishes here, but never more than could fit on a ship, between prow and stern. You played out your happiness on a piano that was not infinite. I learned to live that way. Land is a ship too big for me. It's a woman too beautiful. It's a voyage too long. Perfume too strong. It's music I don't know how to make. I can't get off this ship. At best, I can step off my life. After all, it's as though I never existed. You're the exception, Max. You're the only one who knows that I'm here. You're a minority. You'd better get used to it. Forgive me, my friend. But I'm not getting off.
ITALIANO
Tutta quella città… non si riusciva a vederne la fine… La fine, per cortesia, si potrebbe vedere la fine? Era tutto molto bello, su quella scaletta… e io ero grande con quel bel cappotto, facevo il mio figurone, e non avevo dubbi che sarei sceso, non c’era problema. Non è quello che vidi che mi fermò, Max
È quello che non vidi. Puoi capirlo? Quello che non vidi… In tutta quella sterminata città c’era tutto tranne la fine. C’era tutto. Ma non c’era una fine. Quello che non vidi era dove finiva tutto quello. La fine del mondo. Tu pensa a un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu lo sai che sono 88 e su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu sei infinito, e dentro quegli 88 tasti la musica che puoi fare è infinita. Questo a me piace. In questo posso vivere. Ma se io salgo su quella scaletta, e si srotola una tastiera di milioni di tasti, milioni e miliardi di tasti, che non finiscono mai, e questa è la verità, che non finiscono mai… Quella tastiera è infinita. Ma se quella tastiera è infinita allora su quella tastiera non c’è musica che puoi suonare. E sei seduto sul seggiolino sbagliato: quello è il pianoforte su cui suona Dio. Cristo, ma le vedevi le strade? Anche soltanto le strade, ce n’erano a migliaia! Ma dimmelo, come fate voialtri laggiù a sceglierne una. A scegliere una donna. Una casa, una terra che sia la vostra, un paesaggio da guardare, un modo di morire. Tutto quel mondo addosso che nemmeno sai dove finisce e quanto ce n’è. Non avete mai paura, voi, di finire in mille pezzi solo a pensarla, quell’enormità, solo a pensarla? A viverla… Io ci sono nato su questa nave. E vedi, anche qui il mondo passava, ma non meno di duemila persone per volta. E di desideri ce n’erano, ma non più di quelli che ci potevano stare su una nave, tra una prua e una poppa. Suonavi la tua felicità su una tastiera che non era infinita. Io ho imparato a vivere in questo modo. La Terra… è una nave troppo grande per me. È una donna troppo bella. È un viaggio troppo lungo. È un profumo troppo forte. È una musica che non so suonare. Non scenderò dalla nave. Al massimo, posso scendere dalla mia vita. In fin dei conti, è come se non fossi mai nato.
"La leggenda del pianista sull'Oceano" è un film italiano del 1998 diretto da Giuseppe Tornatore, basato sul monologo teatrale "Novecento" di Alessandro Baricco. Il film presenta una narrazione epica e poetica, e si distingue per la sua colonna sonora memorabile, composta da Ennio Morricone.
La storia segue la vita di un eccezionale pianista, Danny Boodman T.D. Lemon Novecento, (Tim Roth), che nasce e cresce su una nave transatlantica, il Virginian, all'inizio del XX secolo. Abbandonato alla nascita, viene trovato e adottato da un marinaio di nome Danny Boodman, che gli dà il suo nome. Novecento cresce sulla nave senza mai scendere a terra, diventando un pianista di talento eccezionale, capace di affascinare chiunque con la sua musica.
Il personaggio di Novecento è affascinante per la sua natura enigmatica e la sua scelta di vita insolita. La sua musica diventa un modo per esplorare e comunicare con il mondo esterno che sceglie di non incontrare mai direttamente. La sua esistenza è segnata da una serie di sfide e incontri, tra cui quello con il trombettista jazz Jelly Roll Morton, che porta a una memorabile sfida musicale.
Il monologo di Novecento è una delle parti più toccanti e significative dell'intero film. Questo discorso offre uno sguardo profondo nel cuore e nella mente del protagonista, riflettendo anche su temi universali come la paura dell'ignoto, il concetto di infinito, la scelta, e il significato della vita e dell'arte.
Nel monologo, Novecento confronta il mondo, con la sua vastità e complessità, a una tastiera di pianoforte infinita. Per lui, il pianoforte con i suoi 88 tasti è un microcosmo gestibile e comprensibile, dove nonostante le limitazioni fisiche, le possibilità espressive e creative sono infinite. Questo spazio finito ma ricco di potenzialità è il luogo dove si sente a casa, in controllo, e capace di esprimere la sua arte. La prospettiva di affrontare il mondo reale, al di fuori della sua nave, viene vissuta da Novecento come un'immersione in un oceano di possibilità illimitate, così vasto da annullare ogni senso di significato o scopo. La vastità infinita del mondo gli appare paralizzante, non perché teme ciò che potrebbe trovare, ma perché è sopraffatto dalla vastità di ciò che non può comprendere o abbracciare completamente. Questo senso di infinito gli impedisce di trovare un ancoraggio, una scelta definitiva, perché scegliere significa rinunciare all'infinito per il finito, e per lui, abituato alla finitudine rassicurante del suo pianoforte, questa è una prospettiva inaccettabile.
Novecento esprime anche una riflessione sulla condizione umana, interrogandosi su come le persone riescano a navigare in questo mondo di infinite possibilità, come facciano a fare scelte che definiscono chi sono, dove vivono, chi amano. La sua incapacità di fare queste scelte lo porta a rimanere sulla nave, il luogo che conosce e che gli permette di vivere in un mondo finito, prevedibile e controllabile, anche se ciò significa rinunciare alle infinite possibilità che il mondo reale offre. Il monologo culmina con la decisione di Novecento di non scendere mai dalla nave, simbolo della sua scelta di vivere in un mondo ristretto ma comprensibile, rinunciando alle complessità e alle sfide della vita sulla terraferma. La sua scelta è drammatica e definitiva, e rispecchia il suo desiderio di rimanere fedele a se stesso e alla sua arte, anche a costo della solitudine e dell'isolamento.
Attraverso "La leggenda del pianista sull'Oceano" e il toccante monologo di Novecento, Giuseppe Tornatore e Tim Roth ci offrono una finestra sull'anima umana, riflettendo su concetti come l'infinito e il finito, la scelta e l'accettazione, l'arte come massima espressione dell'essere. Queste narrazioni, intrecciate in un film che va ben oltre la semplice storia di un musicista geniale, invitano lo spettatore a confrontarsi con la vastità delle possibilità esistenziali e con il peso delle decisioni personali.
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