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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo di Tony Montana in Scarface è uno dei momenti più iconici del cinema gangster. In questa scena, interpretata da Al Pacino e diretta da Brian De Palma, il protagonista rivendica il suo ruolo di “cattivo” e accusa la società di ipocrisia. È un discorso potente che unisce rabbia, orgoglio e solitudine, perfetto da analizzare e preparare per un’audizione.
Scheda del monologo
Contesto del film
Testo del monologo (estratto+note)
Analisi: temi, sottotesto e funzione narrativa
Come prepararlo per un'audizione
Finale del film (con spoiler)
FAQ
Credits e dove trovarlo
Emozioni chiave Rabbia orgogliosa → Tony rivendica il proprio ruolo da “cattivo” con fierezza. Disprezzo → verso il pubblico/platea che giudica ma non agisce. Autoaffermazione → una sorta di orgoglio malato, quasi un manifesto personale. Solitudine nascosta → sotto la maschera del “cattivo” emerge una vulnerabilità, il bisogno disperato di essere visto e riconosciuto.
Contesto ideale Laboratorio di recitazione → per lavorare su monologhi intensi e sul rapporto diretto con il pubblico. Audizione drammatica → quando si vuole dimostrare presenza scenica e capacità di sostenere un pezzo lungo con energia. Performance motivazionale “al contrario” → in contesti dove si esplora l’anti-eroe, il ribaltamento della morale, o la figura dell’emarginato che si prende il centro della scena.
Il film diretto da Brian De Palma e scritto da Oliver Stone segue l’ascesa e la caduta di Tony Montana, rifugiato cubano che arriva a Miami durante l’esodo del Mariel del 1980.
Tony è un uomo ambizioso, che rifiuta di restare confinato ai margini della società americana. Insieme all’amico d’infanzia Manny Ribera, inizia la sua scalata nel mondo criminale partendo dai lavori più sporchi. Il primo passo verso il potere arriva quando i due, accettando un incarico rischioso, eliminano Emilio Rebenga, un ex funzionario cubano, all’interno di un campo di detenzione. Questa azione gli apre le porte del giro criminale di Frank Lopez, un ricco narcotrafficante che diventa il primo mentore di Tony.
Il lavoro sporco che sancisce la vera svolta è la trattativa con dei trafficanti colombiani: Tony e Manny vengono inviati per uno scambio di droga e denaro, ma l’incontro si trasforma in un bagno di sangue. Tony riesce a uscirne vivo, dimostrando sangue freddo e spietatezza. Da qui in avanti Lopez comincia a fidarsi di lui, ma Tony ha già in mente qualcosa di più grande.
Ambizione e desiderio di controllo guidano ogni sua mossa.
Tony non si accontenta della ricchezza, vuole costruire un impero. Inizia a nutrire interesse per Elvira Hancock, la donna di Lopez, e a consolidare rapporti diretti con Alejandro Sosa, potente narcotrafficante boliviano. Questa scelta segna la rottura definitiva con Lopez, che vede in Tony una minaccia e tenta di eliminarlo. Il piano fallisce e Tony risponde con la violenza: Lopez viene ucciso e Tony prende il suo posto, sia negli affari sia accanto a Elvira.
La nuova vita di Tony è dominata dall’eccesso. La sua villa diventa simbolo del lusso estremo, ma allo stesso tempo riflette la sua paranoia crescente. Le relazioni più personali si incrinano: Elvira cade nella dipendenza dalla cocaina e diventa distante, Manny rimane un amico leale ma spesso in conflitto con la natura impulsiva di Tony, mentre la sorella Gina è motivo di ossessione e di controllo malato.
Il punto di rottura arriva quando Tony non riesce più a rispettare gli accordi con Sosa. Durante una missione a New York per eliminare un giornalista scomodo, Tony si rifiuta di far esplodere l’auto dell’uomo quando scopre che la sua famiglia è con lui. Per Sosa, questo atto è un tradimento imperdonabile: Tony ha messo a rischio l’intero cartello.
Che avete da guardare? Siete solo una manica di coglioni. Sapete perché? Perché non avete il fegato per stare dove vorreste stare. Voi avete bisogno di gente come me. Vi serve la gente come me, così potete puntare il vostro dito del cazzo e dire: “Quello è un uomo cattivo”. Be'? E dopo come vi sentite? Buoni? Voi non siete buoni. Sapete solo nascondervi, solo dire bugie. Io non ce l’ho questo problema. Io dico sempre la verità, anche quando dico le bugie. Coraggio, augurate la buona notte al cattivo, coraggio. È l'ultima volta che lo vedete un cattivo come me, ve lo dico io. Forza, fate passare l'uomo cattivo. Attenti: sta arrivando il cattivo! Meglio che vi fate da parte!
“Che avete da guardare?” → attacco diretto; tono sprezzante; pausa breve subito dopo, come per sfidare chi ascolta.
“Siete solo una manica di coglioni.” → voce che scende, disprezzo marcato; sguardo che li scruta dall’alto in basso.
“Sapete perché?” → pausa secca, leggero sorriso ironico; tono quasi didattico, come chi si diverte a umiliare.
“Perché non avete il fegato per stare dove vorreste stare.” → tono deciso, corpo proteso in avanti; intensità crescente, accusatoria.
“Voi avete bisogno di gente come me.” → modulazione più lenta, orgoglio che emerge; gesto della mano verso sé stesso.
“Vi serve la gente come me, così potete puntare il vostro dito del cazzo e dire: ‘Quello è un uomo cattivo’.” → ritmo che accelera, voce più dura; pausa lunga su “Quello è un uomo cattivo” con sguardo fisso al pubblico.
“Be'? E dopo come vi sentite? Buoni?” → tono sarcastico, domande retoriche; piccola pausa su “Buoni?”, sorriso sprezzante.
“Voi non siete buoni.” → voce più grave, ferma; sguardo diretto, senza esitazioni.
“Sapete solo nascondervi, solo dire bugie.” → ritmo scandito, come un verdetto; movimento del braccio come a respingere.
“Io non ce l’ho questo problema.” → tono quasi confidenziale, abbassa la voce; breve pausa dopo, come a sottolineare sincerità.
“Io dico sempre la verità, anche quando dico le bugie.” → ritmo calmo, frase detta con convinzione paradossale; piccolo sorriso amaro alla fine.
“Coraggio, augurate la buona notte al cattivo, coraggio.” → ripetizione che aumenta d’intensità; voce che sale, invita quasi a un rito.
“È l'ultima volta che lo vedete un cattivo come me, ve lo dico io.” → pausa lunga prima di “ve lo dico io”; tono solenne, come se sancisse la propria leggenda.
“Forza, fate passare l'uomo cattivo.” → passo in avanti, gesto largo della mano; voce imperiosa.
“Attenti: sta arrivando il cattivo! Meglio che vi fate da parte!” → chiusura esplosiva, ritmo incalzante, corpo proiettato in avanti; urlo che sfocia in sfida totale.
COME RENDERLO AUTENTICO
Alternare sprezzatura e solennità: Tony è arrogante, ma anche consapevole del proprio destino.
Usare pause secche dopo le frasi più dure (“Siete solo…”, “Voi non siete buoni”) per lasciare spazio alla tensione.
Giocare con il sottotesto della solitudine: dietro la rabbia, c’è un uomo che cerca riconoscimento.
Gestire lo sguardo: dall’alto in basso quando disprezza, diretto e fisso quando rivendica la sua verità.
Variare il volume della voce: più basso e confidenziale sulle frasi paradossali (“Io dico sempre la verità…”), esplosivo e urlato nella chiusura.
Finale da vivere come una sfida frontale: il corpo in avanti, voce che rompe lo spazio, quasi costringendo il pubblico a “fare i conti” con lui.
Il monologo di Tony Montana, protagonista del film Scarface diretto da Brian De Palma e interpretato da Al Pacino, è uno dei momenti più iconici del cinema gangster. In questa scena Tony si rivolge direttamente agli altri, difendendo il proprio ruolo di “cattivo” e smascherando l’ipocrisia della società.
Tony Montana si presenta come colui che dice sempre la verità, anche quando mente, contrapposto a una società che si nasconde dietro bugie e giudizi morali. È un manifesto di orgoglio criminale e al tempo stesso un atto disperato di autoaffermazione.
TEMI PRINCIPALI DEL MONOLOGO
Ipocrisia sociale: la società ha bisogno di “cattivi” per sentirsi migliore.
Identità criminale: Tony accetta e rivendica il suo ruolo da “bad guy”.
Verità e menzogna: la sua frase chiave è il paradosso “Io dico sempre la verità, anche quando dico le bugie”.
Solitudine del potere: il discorso mostra l’isolamento di Tony, circondato da giudizi ma privo di legami autentici.
FUNZIONE NARRATIVA DEL MONOLOGO
Autodefinizione del personaggio: Tony si racconta in prima persona, fissando la propria immagine pubblica.
Simbolo culturale: il “bad guy” diventa un’icona pop, ripresa in musica, citazioni e cultura hip-hop.
Presagio della caduta: dietro la forza delle parole si avverte la vulnerabilità e il destino tragico del personaggio.
FRASI CHIAVE E IMPATTO
“Voi avete bisogno di gente come me” → svela il rapporto di dipendenza tra società e criminali.
“Io dico sempre la verità, anche quando dico le bugie” → paradosso che diventa filosofia di vita.
“Augurate la buona notte al cattivo” → suggello del suo mito, auto-incoronazione da villain leggendario.
Obiettivo del monologo Dimostrare forza scenica e presenza dominante. L’attore deve convincere la commissione di saper reggere un testo lungo con ritmo e intensità, senza mai perdere controllo. È un pezzo che mette in mostra energia, sicurezza e padronanza della parola.
Sottotesto Il testo parla di arroganza e orgoglio, ma sotto c’è solitudine e bisogno di riconoscimento. Tony Montana insulta, ma in realtà rivela quanto sia isolato e quanto necessiti di essere visto. Sottolineare che non è solo rabbia, ma anche una richiesta disperata di attenzione. Questo livello nascosto rende il monologo più umano e meno caricaturale.
Azione minima Il corpo non deve essere eccessivo. Pochi gesti marcati (dito puntato, mano sul petto, passo in avanti). Movimenti lenti, caricati di tensione. Occhi usati come arma principale: lo sguardo è ciò che minaccia più della voce.Movimenti contenuti, quasi trattenuti (mani serrate, mascella contratta). Sguardo che devia o scivola via, poi torna forzatamente frontale. Piccoli cenni fisici che rivelano la lotta interiore.
Dinamica vocale
Basso e sprezzante all’inizio (“Che avete da guardare?”).
Crescita in potenza nella parte centrale (“Voi avete bisogno di gente come me”). Esplosione finale con tono urlato, ma controllato, nella chiusura (“Attenti: sta arrivando il cattivo!”).
Le pause sono vitali: servono per dare tempo al pubblico di “sentirsi accusato”.
Chiusa La chiusa deve essere frontale e sfidante. Ultime battute lanciate con corpo proiettato in avanti. Sguardo fisso, senza ammiccamenti. Importante lasciare un silenzio finale: far pesare l’eco delle parole più che la voce stessa.
Errori comuni
Gridare dall’inizio: brucia subito l’intensità, non resta progressione.
Troppi gesti teatrali: rischia la caricatura, serve misura.
Mancanza di sottotesto: recitarlo solo come rabbia lo rende piatto.
Ignorare le pause: senza sospensioni il monologo diventa un flusso monotono.
La caduta di Tony Montana si consuma in un crescendo di violenza e disperazione. In uno dei momenti più tragici, Tony scopre che Manny ha una relazione segreta con Gina. Convinto che Manny stia approfittando della sorella, lo uccide di impulso, per poi scoprire immediatamente che i due si erano sposati. Questa azione spezza definitivamente ogni legame affettivo attorno a lui e lo condanna a un isolamento irreversibile. Devastato dall’omicidio dell’amico, Tony si rifugia nella sua villa-fortezza, circondato da montagne di cocaina. In questo stato di paranoia totale, la villa diventa il luogo della sua autodistruzione.
Alejandro Sosa, deciso a vendicarsi, manda un commando armato a Miami per eliminare Tony. Gli uomini penetrano nella villa, eliminano la sicurezza e iniziano il massacro. Prima dell’assalto finale, Tony ha un ultimo confronto con la sorella Gina. In un delirio paranoico e sotto l’effetto della cocaina, Tony la tratta con un misto di gelosia morbosa e rabbia. Gina stessa, fuori controllo, lo accusa di volerla possedere e lo minaccia con una pistola. Viene colpita durante l’assalto e muore, lasciando Tony completamente solo.
Nella sequenza più celebre, Tony affronta i sicari di Sosa armato di un fucile M16 con lanciagranate, urlando una frase rimasta impressa nella storia del cinema (“Say hello to my little friend”!). Da solo, resiste a lungo contro decine di uomini, come un guerriero che rifiuta di arrendersi. Ferito più volte ma ancora in piedi, Tony continua a combattere in un delirio di onnipotenza, fino a quando uno degli uomini di Sosa lo colpisce alle spalle con una raffica di colpi. Tony cade dalla balaustra centrale della villa e finisce nella fontana sottostante, davanti alla statua con inciso il motto “The World is Yours”. La sua ascesa e la sua caduta si chiudono in un’immagine simbolica: il mondo che Tony voleva conquistare rimane un sogno infranto.
Quanto dura il monologo? Il monologo di Tony Montana dura circa 2-3 minuti, a seconda del ritmo e delle pause dell’attore.
Che temi tratta? I temi principali sono: Ipocrisia sociale, Identità criminale, Verità e menzogna, Solitudine e isolamento
È adatto a un’audizione? Sì, è adatto soprattutto per audizioni drammatiche dove serve mostrare forza scenica, presenza dominante e controllo vocale. Richiede però esperienza: un attore alle prime armi rischia di renderlo caricaturale.
Che età di casting copre? Funziona meglio per casting maschili dai 25 anni in su. Il personaggio porta con sé un vissuto e un peso di esperienza che risultano meno credibili in un interprete troppo giovane.
Qual è la difficoltà del monologo? Alta. Bisogna gestire rabbia, sarcasmo e sottotesto senza mai perdere ritmo o controllo.
Cosa rende iconico questo monologo? La frase “Io dico sempre la verità, anche quando dico le bugie” e il ribaltamento dei ruoli: Tony si auto-incorona “cattivo” e diventa leggenda.
Quali errori evitare nell’interpretarlo? Gridare dall’inizio, Fare gesti eccessivi, Ignorare il sottotesto di solitudine.
Cosa dimostra in un provino? Che l’attore sa reggere un testo lungo con energia, intensità e padronanza dello spazio scenico.
Regia: Brian De Palma
Sceneggiatura: Oliver Stone
Produttori: Martin Bregman
Cast principale: Al Pacino (Tony Montana), Steven Bauer (Manny Ribera) Michelle Pfeiffer (Elvira Hancock) Robert Loggia (Frank Lopez) Mary Elizabeth Mastrantonio (Gina Montana)
Montaggio: Gerald B. Greenberg, David Ray
Colonna sonora / Musica: Giorgio Moroder
Direttore della Fotografia: John A.Alonzo
Dove vederlo: Netflix
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