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~ LA REDAZIONE DI RC
Nel film "Barriere" del 2016, diretto e interpretato da Denzel Washington, ci troviamo di fronte a un intricato tessuto di relazioni familiari, conflitti generazionali e barriere sociali, tutto ambientato nell'America degli anni '50. Basato sull'acclamata opera teatrale di August Wilson, il film traccia un ritratto vivido e complesso di Troy Maxson e della sua famiglia, esplorando le ripercussioni delle scelte di Troy sulla sua vita e su quella dei suoi cari. Un elemento chiave del film è il monologo di Rose, espone il suo sacrificio personale e la resilienza, ma offre anche una profonda riflessione sulle dinamiche di genere e le aspettative coniugali del periodo.
MINUTAGGIO: 1:21:27-1:22:58
RUOLO: Rose
ATTRICE: Viola Davis
DOVE: Amazon Prime Video
INGLESE
I been standing with you! I been right here with you, Troy. I got a life too. I gave eighteen years of my life to stand in the same spot with you. Don’t you think I ever wanted other things? Don’t you think I had dreams and hopes? What about my life? What about me? Don’t you think it ever crossed my mind to want to know other men? That I wanted to lay up somewhere and forget about my responsibilities? That I wanted someone to make me laugh so I could feel good? You not the only one who’s got wants and needs. But I held on to you, Troy. I took all my feelings, my wants and needs, my dreams…and I buried them inside you. I planted a seed and watched and prayed over it. I planted myself inside you and waited to bloom. And it didn’t take me no eighteen years to find out the soil was hard and rocky and it wasn’t never gonna bloom. But I held on to you, Troy. I held you tighter. You was my husband. I owed you everything I had. Every part of me I could find to give you. And upstairs in that room…with the darkness falling in on me…I gave everything I had to try and erase the doubt that you wasn’t the finest man in the world. And wherever you was going…I wanted to be there with you. Cause you was my husband.
ITALIANO
Io sono rimasta con te! Sono rimasta qui accanto a te, Troy. Ho una vita anch’io! Ho dato diciotto anni della mia vita per restare nello stesso posto accanto a te. Non credi che anch’io volessi altro? Non che che avessi sogni e speranze? E la mia vita allora?! E io allora?! Non credo che abbia avuto voglia di conoscere altri uomini, che abbia voluto spassarmela e dimenticare le mie responsabilità. Qualcuno che mi facesse ridere per farmi sentire bene. Non sei l’unico che ha esigenze e necessità. Ma io sono rimasta con te. Ho preso tutti i miei sentimenti, le mie esigenze e necessità e sogni e li ho seppelliti dentro di me. Ho piantato un seme e l’ho accudito e pregato per lui, ho piantato me stessa dentro te e ho aspettato per fiorire e non ci ho messo diciotto anni per capire che il terreno era duro e roccioso e che non sarebbe mai fiorito. Ma mi sono aggrappata a te. Ti ho tenuto stretto. Tu eri mio marito. Ti dovevo tutto ciò che avevo, ogni singola parte di me ti era dovuto. E in quella camera da letto, con l’oscurità che calava su di me, ho dato tutto ciò che avevo per riuscire a scacciare il dubbio che tu non fossi l’uomo migliore del mondo e che ovunque tu fossi andato, io ti sarei rimasta accanto perché tu eri mio marito, perché era l'unico modo per me di sopravvivere come tua moglie. Parli sempre di quello che dai, e di quello che non puoi dare. Ma tu prendi anche, Troy, tu prendi e neanche sai chi ti sta dando.
"Barriere" (titolo originale "Fences") è un film del 2016 diretto da Denzel Washington, basato sull'omonima pièce teatrale di August Wilson, vincitrice del Premio Pulitzer. Il film esplora temi profondi come le relazioni familiari, il razzismo, le opportunità mancate e la redenzione.
La trama si concentra sulla vita di Troy Maxson, interpretato da Denzel Washington, un uomo di colore che vive a Pittsburgh negli anni '50. Troy, un ex giocatore di baseball della Negro League, lavora ora come netturbino e lotta quotidianamente con i rimorsi e le delusioni del suo passato. Nonostante abbia avuto il talento per diventare un professionista nel baseball, la segregazione razziale gli ha impedito di giocare nella Major League.
Troy vive con sua moglie, Rose, interpretata da Viola Davis, e con il figlio adolescente, Cory. La relazione tra Troy e Cory è tesa e complicata. Troy proietta sul figlio le sue frustrazioni e paure, temendo che Cory possa affrontare le stesse barriere razziali che lui ha incontrato, nonostante il mondo stia cambiando lentamente. Questo porta Troy a opporsi fermamente alle aspirazioni sportive di Cory, convincendo il ragazzo che anche lui fallirà a causa della sua razza.
Nel film, Troy è anche rappresentato come un uomo che cerca di mantenere insieme la sua famiglia nonostante le sue molteplici imperfezioni e decisioni sbagliate, che includono un atto di infedeltà che mette a dura prova il suo matrimonio con Rose. La storia esplora il modo in cui le azioni di Troy influenzano tutti coloro che lo circondano, compreso il suo amico più stretto, Bono, e il suo fratello maggiore Gabriel, che ha subito gravi danni cerebrali durante la Seconda Guerra Mondiale.
Il monologo di Rose rivela la profondità del suo sacrificio personale e la complessità delle sue emozioni nei confronti del suo matrimonio con Troy. Rose descrive come ha dedicato diciotto anni della sua vita a stare accanto a Troy, mettendo da parte i propri desideri e sogni per supportarlo. Questo è indicativo di un sacrificio che molte donne dell'epoca facevano, spesso senza riconoscimento o apprezzamento. Il suo riferimento a "restare nello stesso posto" sottolinea la staticità e la stagnazione che ha provato nella sua vita a causa di questa scelta.
Il fatto che Rose abbia avuto desideri e sogni propri, che includevano la possibilità di altre relazioni e una vita meno gravata dalle responsabilità, viene espresso con un senso di rimpianto e tristezza. Ma lei ha scelto di rimanere fedele a Troy, un atto che vede come un sacrificio personale profondo: "Ho preso tutti i miei sentimenti, le mie esigenze e necessità e sogni e li ho seppelliti dentro di me."
L'immagine del seme che Rose ha piantato e accudito sperando che fiorisse rappresenta il suo investimento emotivo nel matrimonio. Scoprire che il "terreno era duro e roccioso" simboleggia la dura realizzazione che Troy non era il partner di sostegno che lei sperava fosse. Nonostante questa delusione, Rose si è aggrappata alla relazione, una testimonianza della sua lealtà e della sua speranza che le cose potessero migliorare.
Rose afferma che ha dato tutto ciò che aveva per scacciare il dubbio su Troy, cercando di convincersi che fosse "l'uomo migliore del mondo". Questo sottolinea la disperazione e l'isolamento che ha sentito, e quanto profondamente il suo senso di sé e il suo valore fossero intrecciati con il suo ruolo di moglie.
Il monologo di Rose rappresenta un culmine emotivo del film, evidenziando le sfide personali affrontate dal personaggio, e illuminando le problematiche più ampie relative ai ruoli di genere e alle aspettative matrimoniali dell'epoca. Rose emerge come vittima delle circostanze, ma anche come figura di straordinaria forza e resilienza.
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