Squid Game 3: analisi del monologo del Frontman e la scelta finale di Gi-hun

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~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Questo monologo è una filosofia di sopravvivenza dettata da chi ha già perso ogni forma di fede – non solo negli altri, ma anche in sé stesso. Il Frontman si toglie la maschera non solo fisicamente, ma simbolicamente. E quello che ci dice in questo monologo, è il cuore di Squid Game 3. Il Frontman si rivolge a Gi-hun non da carnefice, né da superiore. Si rivolge a lui da sopravvissuto che ha già accettato di essere diventato carnefice.  Questo monologo arriva in un momento sospeso tra azione e riflessione: Gi-hun ha la possibilità di vendicarsi, ma anche la possibilità di cambiare le sorti del gioco – se decide di sporcarsi le mani.

Hai ancora fiducia delle persone?

STAGIONE 3 EP 5

MINUTAGGIO: 56:00-57:30
RUOLO: Frontman

ATTORE: Lee Byung-hun

DOVE: Netflix

ITALIANO

Seong Gi-hun, mi dispiace, per Jung-bae. Che c'è, vuoi uccidermi? Su, fa pure, ci siamo solo io e te. Nessuno può fermarti. Ma uccidermi non cambierà nulla. Sarà del tutto irrilevante. Qualcun altro prenderà il mio posto, e voi parteciperete all'ultimo gioco. E in quel gioco tu dovrai evitare che quei miserabili vi uccidano. Ma se adesso vai di là e li ammazzi, tu e la bambina sarete gli ultimi partecipanti. Il prossimo gioco non si può svolgere con due partecipanti. A quel punto, in base alle regole, il gioco sarà ufficialmente finito. E tu e la bambina lascerete quest'isola vivi. Ti dò la mia parola. Quelle persone cercheranno di uccidere te e la bambina, uccidili prima che lo facciano loro. E' sicuramente l'opzione migliore che hai. Giocatore 456, hai ancora fiducia nelle persone?

Squid Game 3

“Hai ancora fede nell’umanità?” – questa è la domanda al centro dell’ultima stagione. E dopo tre cicli di giochi, tre stagioni di sopravvivenza, tradimenti e disillusioni… la risposta comincia a farsi sempre più amara.



Stagione 1 Un fenomeno. Squid Game esplode con un’idea semplice e feroce: centinaia di disperati vengono reclutati per partecipare a giochi infantili… con esiti letali. Chi perde, muore. Chi vince, si porta a casa una montagna di soldi. Ma il cuore è tutto in Gi-hun (Lee Jung-jae), il n°456, un uomo schiacciato dai debiti e dal fallimento personale che si ritrova a vincere il gioco, perdendo però tutto quello che aveva di umano lungo il cammino.

Stagione 2 Gi-hun, dopo aver deciso di non partire per gli Stati Uniti, si mette sulle tracce dell’organizzazione responsabile. Entra in gioco il Front Man, figura sinistra e autoritaria che scopriamo essere In-ho (Lee Byung-hun), il fratello dell’agente di polizia Jun-ho. Vengono introdotti nuovi personaggi, tra cui la guardia Kang No-eul (Park Gyu-young), e nuovi giochi. Ma la seconda stagione si chiude con un cliffhanger pesante: Gi-hun è pronto a colpire, a interrompere definitivamente il ciclo dei giochi.

La terza stagione riparte esattamente da dove si era fermata la seconda. Gi-hun è più solo che mai, devastato dalla carneficina scatenata nel suo tentativo di ribellione. Ha perso tutto, anche la direzione morale. Non sa ancora che il Front Man è proprio In-ho, ma il confronto tra i due è imminente.

Gi-hun sull’isola: È tornato al centro dell’arena. Ma stavolta non per giocare, bensì per distruggere il gioco dall’interno. Il suo arco è quello del vendicatore stanco, che non ha più nulla da perdere ma neanche la lucidità di un eroe. E non è detto che ce la faccia.

Jun-ho alla ricerca dell’isola: Il poliziotto, creduto morto nella prima stagione, è ormai vicino a scoprire tutto. La sua linea narrativa si intreccia con quella del Capitano Park, figura ambigua che ostacola le sue indagini. Questo filone si muove in stile thriller: infiltrazioni, documenti rubati, e una verità sempre più scomoda.

Kang No-eul e il giocatore n°246: Il terzo arco è più personale. La guardia introdotta nella stagione 2 vuole salvare a tutti i costi un giocatore. Questo segmento porta dentro il tema della maternità, dell'eredità emotiva e morale, ed è uno dei pochi punti in cui l’umanità sembra ancora esistere. Ma la domanda è: a che prezzo?

Due giochi restano da giocare. Non è stato svelato quali, ma seguendo la logica della serie, si può intuire che saranno distorsioni feroci di simboli infantili. Nella tradizione di Red Light, Green Light o del Gioco delle Biglie, questi ultimi round sembrano messi in scena per annientare ogni residuo di innocenza.

Analisi Monologo

"Uccidermi non cambierà nulla." Questa frase è il manifesto del sistema. Il Frontman non è l’origine del male. È solo un ingranaggio sostituibile. E questo è il primo grande colpo basso al pensiero di Gi-hun: non puoi distruggere il gioco colpendo un uomo. Il messaggio è chiaro: anche se togli di mezzo il Frontman, le regole restano. Il ciclo continua. Il gioco si adatta. E qualcun altro ne prenderà il posto.


Il potere non ha un volto. È questo l’orrore più grande. Il Frontman non sta proponendo una soluzione morale. Sta offrendo la scorciatoia più crudele, ma potenzialmente efficace: “Se adesso vai di là e li ammazzi, tu e la bambina sarete gli ultimi partecipanti.” Questa è la parte più disturbante del discorso: le regole possono essere piegate per chi ha il coraggio (o la disperazione) di usarle contro gli altri. L’idea è brutale: se restano solo in due (di cui una è una neonata), il gioco non può proseguire. Fine automatica. Uscita garantita.

Ma a che costo? Uccidere, non per guadagnare, ma per fermare. Una nuova forma di violenza moralmente “accettabile”? È qui che il monologo gioca sul filo sottile del paradosso. È la chiusura del monologo, ed è la domanda definitiva di tutta la serie. Il Frontman non sta solo provocando. Sta testando la tenuta morale di Gi-hun. Gli sta dicendo: “Se credi ancora negli altri, allora muori. Se vuoi sopravvivere, smetti di credere.” È lo stesso dilemma che ha attraversato tutte le stagioni. Ma stavolta la posta in gioco è più alta, perché non si tratta solo di salvare sé stessi. Ma di proteggere un essere umano innocente. Una bambina. E farlo, in questo contesto, significa diventare esattamente ciò che si è cercato di combattere.

Conclusione

Questo monologo non è uno sfogo. È una proposta filosofica vestita da piano strategico. Il Frontman, figura tragica e corrotta, ha smesso da tempo di vedere il bene come un’opzione. E la sua offerta a Gi-hun è, in fondo, un test: “Se fai la scelta giusta, sarai salvo. Ma non potrai più guardarti allo specchio.”

Il gioco finale non è quello sul ponte. È questo: scegliere se salvare la vita al prezzo della propria umanità, oppure restare umano sapendo di morire.

E quella domanda che chiude tutto: "Hai ancora fiducia nelle persone?", rimbalza fuori dallo schermo. E torna a noi.

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