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Ho spesso quest’incubo... guardo in uno specchio ed il mio riflesso non c’è… come se non esistessi.
~ MIA
E’ la frase più significativa della protagonista Mia su cui si basa la pellicola di “Talk to me”. La storia di un gruppo di adolescenti che trascorre la maggior parte del tempo a fare sedute spiritiche, servendosi di una mano imbalsamata attraverso la quale vengono evocati gli spiriti. Il limite di tempo massimo della connessione è di 90 secondi. Superandolo, l’anima richiamata resta in una sorta di limbo, sospeso tra la vita e la morte
riuscendo così a tormentare i vivi mediante allucinazioni e manipolazione psicologica. Gli spiriti che incontreremo non sono anime dolci e compassionevoli ma sono piene di odio, insoddisfazione e crudeltà. Potremmo parlare di demoni in quanto queste entità malvagie deturpano gli uomini e li conducono verso il sentiero oscuro del male.
Il loro intento è quello di infliggere danni fisici, disabilità e morte. Potremmo ricollegarlo all’invidia degli Dei. Lo stesso Giacomo Leopardi nella sua opera, “I Pensieri”, affermava:
L'invidia credevano gli antichi, quando si trovavano in grandezze e prosperità, convenisse placare negli stessi dei, espiando con umiliazioni, con offerte e penitenze volontarie il peccato appena espiabile della felicità o dell'eccellenza.
Questo film scava in profondità nei dolori irrisolti dell’essere umano. E’ il connubio perfetto di desiderio e terrore. Infatti, il fascino del pericolo ha radici antiche. E’ il motore che spinge a superare i limiti, a trasformare la paura in adrenalina, a schiacciare spudoratamente l’acceleratore senza temere le conseguenze, a tradire anche quando si ama, ad ubriacarsi quando vorremo strapparci il cuore dal petto e, a fumare ed assumere
droga solo per sentirsi meno soli. Questa premessa può ricondurre alla voglia dei personaggi di continuare le sedute spiritiche, nonostante possano rappresentare una minaccia per se stessi e per gli altri.
Mia dopo aver provato la sua prima seduta afferma:
Tenere la mano è stato fantastico Era come se emanassi luce. Potevo vedere, percepire e sentire tutto ma seduta al posto del passeggero.
La solitudine e l’agonia della protagonista sono tangibili e richiamano ad una riflessione da un punto di vista psicologico. Effettivamente, Mia non è riuscita superare la morte di sua madre. Ad elaborare il lutto della perdita. È rimasta incastrata nella sua disperazione. La psicologia moderna è responsabile di una grande scoperta: le regole del corpo fisico sono le stesse che governano quello emotivo. Ad esempio, se dovessimo cadere dalle scale e slogarci una caviglia, il dolore verrebbe anestetizzato da due potenti ormoni: la dopamina e l’adrenalina. Lo stesso avviene quando subiamo un evento traumatico.
Entrano in atto la negazione, il senso di colpa e la rimozione che permettono al trauma di scendere nell’inconscio, bloccandolo per un certo lasso di tempo, anestetizzando quella sofferenza così intensa che potrebbe spezzarci. Ma l’essere umano è come una pentola a pressione. Se non curassimo la nostra ferita emotiva, il dolore spingerebbe per uscire e se non riuscissimo a gestirlo finirebbe per ucciderci. Dobbiamo pensare al nostro inconscio come un cane aggressivo e famelico che non viene nutrito da giorni. Appena lo liberi, ucciderà perfino il suo padrone.
Ed è quello che succederà alla nostra protagonista. Non saprà alleviare la sua angoscia ma la trasformerà in un fantasma che continuerà ad infestarla. Permetterà al suo inconscio di distruggerla lentamente, di ammazzare suo padre, di far del male al fratello della sua migliore amica ed, infine, di buttarsi tra le macchine in corsa privandosi così della vita.
Si dice che gli spiriti maligni promuovano corruzione, malizia e depravazione nel mondo e negli uomini. Ma, in realtà ,siamo noi stessi a crearci demoni perché non sappiamo affrontare noi stessi. La MENTE, MENTE e non sempre ne siamo consapevoli. Alcune volte preferiamo chiudere gli occhi per evitare di conoscerci davvero. Abbiamo troppa paura di guardarci allo specchio ed affrontare a testa alta il dolore dando così spazio
all’insicurezza, al tormento che vengono incarnati perfettamente dalle anime malvagie, che sono il motore di questa storia. Afferrando la mano imbalsamata è come se lo spirito richiamato dicesse: “lasciami entrare”. Ed infatti, lasciamo entrare l’oscurità per evitare che la luce rifletta su di noi,
impedendo così il processo di guarigione.
È un horror che sottolinea quanto l’essere umano possa spingersi oltre per colmare il suo vuoto e di quanto sia disposto a danneggiare l’altro solo perché non riesce a trovare la forza di rialzarsi.
Smetti di fottere la vita degli altri.
Una frase detta a Mia, che tutti dovremmo ripeterci ogni giorno.
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