“The Judge”: Analisi del monologo di Joseph Palmer su Henry Shaw

Unisciti alla nostra Community Famiglia! Compila il "FORM" in basso, inserendo il tuo nome e la tua mail, ed entra nell'universo di Recitazione Cinematografica. Ti aspettiamo!


Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Questo monologo arriva in un momento in cui il personaggio di Joseph Palmer (Robert Duvall) in The Judge è già stato messo duramente alla prova, sia come giudice che come padre. È stanco, malato, e alle prese con un processo in cui lui stesso è l’imputato. Ma proprio per questo, la memoria che condivide — quella di Henry Shaw, suo mentore — non è un semplice aneddoto: è una dichiarazione d’intenti, un testamento valoriale.

Il mio primo incarico dopo la laurea

MINUTAGGIO: 1:23:59-1:25:15
RUOLO:  Joseph Palmer
ATTORE:
Robert Duvall
DOVE: Netflix



INGLESE

My first job after law school. A drifter killed a farmer, violated his wife. Five Points Road with a corn knife. Vile human being. Vile. Court assigned Mr. Shaw the case. So we took dinner to the jail because every night Mr. Shaw sat with him. Prepared him, defended him. No tricks. Electrocuted. Heh. He was dead, but Mr. Shaw had to live here. He was threatened, spit on. People wouldn’t sit near him in church. He could have refused the case easily, but he believed in the law. I can’t say, uh, “best.” But Henry Shaw? Most decent man I ever met. Ever. Ever.




ITALIANO

Il signor Shaw. Il mio primo incarico dopo la laurea. Un vagabondo uccide un fattore e ne violenta la moglia. Sulla five point, con un coltellaccio. Abietto individuo. Abietto. La corte assegnò al signor Shaw il caso. Gli portavamo la cena in cella, la sera il signor Shaw stava con lui. Lo preparò, lo difese… senza imbrogli. Sedia eletrrica… Lui era morto, ma il signor Shaw ci viveva lì. Minacce, sputi… in chiesa non gli si siedevano vicino. Avrebbe potuto rifiutare il caso, ma lui credeva nella legge. Non so se fosse il migliore, ma Henry Shaw… Ahah… mai visto un uomo più retto. Mai. Mai. Un uomo retto, grand’uomo. Henry Shaw.

The Judge

Parliamo di The Judge (2014), un dramma familiare travestito da legal thriller. È diretto da David Dobkin, conosciuto più per commedie come Wedding Crashers, e questo è già un primo dato interessante. Perché The Judge cerca un equilibrio insolito tra tono drammatico e leggerezze da cinema mainstream americano. Non sempre ci riesce, ma alcuni passaggi meritano uno sguardo più ravvicinato.

Hank Palmer (Robert Downey Jr.) è un avvocato difensore di successo a Chicago, uno di quelli che difendono gente colpevole e vincono comunque. Viene costretto a tornare nella sua cittadina d’origine in Indiana per il funerale della madre. Lì ritrova suo padre, Joseph Palmer (Robert Duvall), giudice locale da decenni, con cui ha un rapporto logorato da anni di rancori non risolti. Quando il giudice viene accusato di omicidio, Hank si ritrova costretto a difendere legalmente l’uomo con cui ha il legame emotivo più complicato della sua vita.

Qui Downey Jr. si muove a metà tra Tony Stark e una versione più cinica di se stesso. Hank Palmer è brillante, arrogante, tagliente. Ma in quel sarcasmo c’è una rabbia più antica, un bisogno di riconciliazione che si scontra con un orgoglio familiare messo in scena in modo molto fisico, mai idealizzato.

Il caso giudiziario è narrativamente funzionale, non ha la profondità di un A Few Good Men o l’ambiguità di Primal Fear. È costruito più per dare una cornice che per creare tensione. La parte più vera non è la verità processuale, ma quella emotiva. Il film vuole parlare della colpa come eredità familiare, di quello che resta non detto nei legami più importanti della nostra vita.

Analisi Monologo

“Il signor Shaw. Il mio primo incarico dopo la laurea.” Subito ci viene proposto un salto temporale. Joseph torna alle origini, quando ancora non era "il giudice Palmer", ma un giovane inesperto, con una morale ancora in fase di costruzione. Henry Shaw è l’uomo che lo forma, che gli mostra cosa significa essere "retto" nel senso più rigoroso del termine. “Un vagabondo uccide un fattore e ne violenta la moglie. [...] Abietto individuo. Abietto.” Qui c'è una forte sottolineatura morale. Joseph non ha dubbi sull’orrore dell’atto commesso. Ma proprio perché il crimine è tanto esecrabile, il gesto di Shaw acquista valore: difendere un uomo che tutti ritenevano indegno. Il punto è proprio lì: la legge vale anche per chi non la merita.

“Gli portavamo la cena in cella, la sera il signor Shaw stava con lui. Lo preparò, lo difese… senza imbrogli.” L’integrità di Shaw non risiede solo nell’atto di difendere un colpevole, ma nel farlo con dedizione e correttezza. Non usa trucchi, non cerca scappatoie. È il ritratto di un uomo che crede nella funzione civile e morale della legge. La difesa legale come forma di umanità, non come gioco di prestigio. “Sedia elettrica… Lui era morto, ma il signor Shaw ci viveva lì.” Questo è forse il passaggio più doloroso. Il cliente è morto, ma il peso morale di quella difesa resta. Shaw ha agito correttamente, eppure porta il peso di quella decisione con sé. È un modo per Joseph di dirci che fare la cosa giusta non alleggerisce, anzi, spesso lascia un segno più profondo. E qui — attenzione — c’è un’ombra che anticipa quello che sta vivendo lui stesso nel presente del film.

“Minacce, sputi… in chiesa non gli si siedevano vicino.” Questa frase è molto americana, ma estremamente chiara: chi difende l’indifendibile spesso viene trattato come colpevole. È l’isolamento morale di chi resta fedele ai propri principi in mezzo al pregiudizio della comunità. Un riflesso diretto di ciò che Hank stesso sta affrontando tornando in paese. “Avrebbe potuto rifiutare il caso, ma lui credeva nella legge.”



Joseph ci sta dicendo che l’ideale di giustizia non è mai comodo. È una scelta difficile, quasi impopolare. Eppure, è quella che definisce un uomo. Non è solo un elogio a Shaw, è un rimprovero implicito a sé stesso, e forse anche a Hank: uno ha seguito quel modello, l’altro l’ha tradito? La domanda resta sospesa.

“Mai visto un uomo più retto. Mai. Mai. Un uomo retto, grand’uomo. Henry Shaw.” La ripetizione finale — "mai", detta tre volte — non è retorica. È quasi un mantra, un modo per convincersi, per aggrapparsi a un’idea che Joseph sente scivolargli via dalle mani. L’enfasi è sul bisogno di avere ancora una figura come quella a cui guardare.

Conclusione

Questo monologo è un momento chiave: Joseph Palmer non sta solo ricordando Shaw, lo sta invocando. Sta dicendo, in modo implicito, che non è certo di essere stato retto allo stesso modo. Sta ammettendo che la rettitudine è un ideale difficile da abitare davvero. E soprattutto, sta lanciando un messaggio a Hank: “Io sono cresciuto con questo modello. Ma ora che sono vecchio e pieno di dubbi, mi chiedo se tu abbia visto qualcosa di simile in me.” È un momento di rottura e possibile riconciliazione, ma resta aperto, come spesso accade nei rapporti più complicati.

Entra nella nostra Community Famiglia!

Recitazione Cinematografica: Scrivi la Tua Storia, Vivi il Tuo Sogno

Scopri 'Recitazione Cinematografica', il tuo rifugio nel mondo del cinema. Una Community gratuita su WhatsApp di Attori e Maestranze del mondo cinematografico. Un blog di Recitazione Cinematografica, dove attori emergenti e affermati si incontrano, si ispirano e crescono insieme.


Monologhi Cinematografici, Dialoghi, Classifiche, Interviste ad Attori, Registi e Professionisti del mondo del Cinema. I Diari Emotivi degli Attori. I Vostri Self Tape.

© Alfonso Bergamo - 2025

P.IVA: 06150770656

info@recitazionecinematografica.com