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Il wrestling è una creatura particolare. Non è uno sport nel senso stretto, ma chi lo pratica è dotato di un atletismo e di una forza fisica irreali. Non è teatro, ma i protagonisti più capaci tengono 20 mila persone ai propri piedi con dei discorsi che spesso sono improvvisati o scritti a grandi linee. Cosa sono i wrestler? Attori? Stunt-man glorificati? Sportivi veri e propri? La parola corretta è una sola: performer, e pochi wrestler hanno portato questo concetto ai massimi livelli come Dwayne “The Rock” Johnson.
Dwayne è entrato in questo mondo per vocazione familiare. Il padre, Rocky Johnson, era una stella del wrestling anni ’70, mentre la famiglia della madre, i Mavia/Anoa’i sono una dinastia samoana che, da sempre, ricopre un ruolo cardine nello sviluppo della disciplina. Debuttando alle Survivor Series del 1996 col nome di Rocky Mavia, subì un rigetto fortissimo a causa del personaggio che aveva, troppo scialbo e insapore per un’epoca sempre più controculturale ed estrema come il periodo a cavallo dei due millenni. Dopo un periodo fuori dalle scene, tornò unendosi alla Nation of domination, un gruppo (stable come vengono chiamati nel wrestling) di afroamericani che odiavano gli USA a causa del razzismo sistemico. Lì Dwayne (perché sì, è considerato un afroamericano), con un personaggio più incisivo, con più spazio e più libertà di espressione, iniziò a tirare fuori la sua dote migliore: il carisma. Riferendosi a se in terza persona, The Rock, mostrò grandi capacità argomentative al microfono, con una fantasia rara dal punto di vista espressivo.
Con questo personaggio, riuscì a connettere con il pubblico, riuscendo a catalizzare le attenzioni di intere arene ogni volta che veniva coinvolto in una situazione. Lo step successivo lo ebbe quando assunse il personaggio del campione aziendalista, ai servigi di Vince McMahon, il reale CEO e direttore creativo della federazione. In queste vesti, The Rock, ha tirato fuori momenti su momenti indimenticabili, frasi ad effetto che si sono scolpite nella mente degli appassionati, diventando uno dei due volti principali di tutta la federazione durante quello che, secondo gli appassionati, è uno dei periodi migliori della storia della WWE. La storia portante era The Rock, emissario della compagnia, che affrontava Stone Cold Steve Austin, un antieroe che, grazie all’amore e al sostegno dei fan, riuscì a raggiungere i propri obiettivi.
Nei primissimi anni 2000, vedendo il suo carisma naturale e le sue discrete doti attoriali, a Dwayne iniziarono ad arrivare le prime sirene di Hollywood, alle quali non riuscì a resistere. Per quanto il wrestling sia predeterminato e simulato, parliamo di una disciplina dolorosissima e veramente molto pericolosa, dove per oltre 100 notti l’anno si rischia l’osso del collo. Quindi, a fronte di una paga migliore e di un lavoro più sicuro, The Rock si buttò nel cinema. Partendo da film come “La Mummia 2” , iniziò a ricamarsi uno spazio all’interno del cinema action, mentre le sue apparizioni nel mondo del wrestling diventavano sempre più rare. Nonostante apparisse sempre meno, riuscì a portare ai fan una nuova versione di sé: Hollywood Rock, con lui che si atteggiava a essere una grandissima star del cinema viziata e capricciosa.
The Rock iniziò ad imporsi nel mondo del cinema, arrivando ad essere una star assoluta, con film come Jumanji, la saga dei Fast&Furios, Black Adams e Red Notice. È riuscito a raggiungere delle vette importanti grazie ad un fisico statuario e a quel famoso carisma che lo ha reso una star dentro ai ring della WWE. Ogni volta che The Rock è tornato nel mondo del wrestling, il pubblico lo ha sempre accolto con enorme calore e affetto, come un parente che non vedevi da tempo. Per capire che impatto abbia su questo sport, vi basti pensare che, quando nel 2012 affrontò John Cena nel main event di Wrestlemania 28 (lo show più importante dell’annata wrestlinghiana), ci fu il record di acquisti per un Pay-per-view di pro wrestling, con oltre 1.4 milioni. L’anno dopo ci fu una rivincita che, non raggiunse l’hype del primo, ma da allora, le apparizioni si sono fatte sempre più sporadiche. Il pubblico, però, non lo ha mai dimenticato e, sotto sotto, ha sempre sognato un ultimo incontro.
Vi ricordate quell’enorme dinastia samoana di cui vi parlavo prima? Ecco, al momento, in WWE il campione è di quella famiglia: Roman Reigns, al secolo Joe Anoa’i, per anni considerato il più grande face (buono) della federazione, nel 2021 cambiò personaggio, basandolo sulle sue origini. Roman è il Tribal Chief (Capo Tribù), una sorta di patriarca che grazie alla Bloodline, un gruppo composto da parenti samoani, con i gemelli Jimmy e Jey Uso e Solo Sikoa, ha instaurato un regno del terrore sulla federazione (è campione da 3 anni), spazzando via chiunque abbia mai provato a contrastarlo, con i membri della famiglia spesso e volentieri piegati al suo volere e giudizio, con le buone o le cattive. Con un personaggio così cardine nella narrativa della federazione, con una reale parentela con The Rock, quanto ci vuole a immaginare uno scontro tra questi due atleti, con in palio sia quel titolo fisico che il titolo “ideale” di capo famiglia?
Dopo anni di speculazioni, nella puntata di Smackdown del 2 febbraio The Rock è apparso per un faccia a faccia col cugino, lanciando il punto di sfida nei confronti del cugino per il quarantesimo anniversario di Wrestlemania che si svolgerà il 7 aprile a Philadelphia. Per quale motivo questo match sarebbe così importante? La motivazione è semplice, il concetto di Wrestlemania è quello di unire il wrestling con la cultura pop, è quella sera in cui tutta la federazione deve arrivare a chi non la conosce o a chi la guarda di rado. Per capirci, nella storia di questo evento, sono apparse star come Cindy Lauper, Bad Bunny, Logan Paul, Mister T e Mike Tyson. Avere un personaggio come The Rock, conosciuto in ogni angolo del globo, che è anche un atleta preparato per andare sul ring, permette di avere una copertura infinitamente più ampia. In Italia, anche i giornali generalisti ne hanno parlato proprio perché non si può ignorare un personaggio di questa portata. E quale match migliore per entrare nella cultura pop?
Seguendo l’evoluzione delle storie della WWE, pare che, alla fine, avremo questo incontro per il titolo e tutta la costruzione sarà un modo per apprezzare nuovamente The Rock e capire perché, tra i suoi innumerevoli soprannomi, uno dei più famosi è The Great One
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