Too Much, il monologo di Jessica a Wendy Jones

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

C'è una linea sottile — spesso invisibile, spesso autoimposta — che separa l’ironia dall’ossessione, e Jessica in "Too Much" la attraversa continuamente. Questo monologo, registrato come uno dei suoi tanti “video di sfogo” non destinati alla pubblicazione (ma poi accidentalmente resi pubblici) è un'autoanalisi travestita da invettiva.

Hakim, ascoltami!

STAGIONE 1 EP 1

MINUTAGGIO: 00:30-2:40

RUOLO: Jessica

ATTRICE: Megan Stalter

DOVE: Netflix

ITALIANO

Cara Wendy Jones, la cosa più eccitante della mia nuova casa, a Londra, in Inghilterra, una nazione del Regno Unito, è che ha spazio per diverse tipologie di donne. Puoi essere una donna con un segreto rinchiuso nel tuo cuore; o un sergente di polizia che usa i suoi traumi per risolvere macabri crimini. Puoi essere una prostituta dal cuore d’oro assassinata mentre cerca di sopravvivere; o puoi essere una festaiola con tutta una vita davanti a sé. Ma io non sono nessuna di queste. No, sono solo una donna che ti guarda online, Wendy Jones. Tutto il giorno, tutta la notte.

Too Much

Protagonista è Jessica (Megan Stalter), trentenne americana alla deriva, emotiva e lavorativa. È stata lasciata da Zev, fidanzato da tempo, che l’ha scaricata in mondovisione per mettersi con un’influencer (Emily Ratajkowski) e chiederle la mano in diretta su TikTok. Jessica non è solo ferita: è in piena caduta libera. Vive con un cane spelacchiato (Astrid), si trascina in un lavoro pubblicitario che odia, e ha un sogno mai realizzato: diventare regista. La svolta arriva quando un ex cognato-collega, James, le propone un trasferimento a Londra. Jessica accetta e inizia quello che dovrebbe essere un nuovo inizio, ma che in realtà si rivela un altro vortice di frustrazioni, scontri culturali e instabilità emotiva. Il suo nuovo appartamento londinese è un disastro, i vicini sono molesti, e l’unico conforto sembra arrivare da un incontro casuale: quello con Felix (Will Sharpe), musicista introverso e disilluso, conosciuto una sera in un pub.

Felix e Jessica iniziano una relazione fatta di gesti affettuosi ma anche di tanti silenzi e tensioni non risolte. Lui è sfuggente, lei è ossessiva. Le ferite del passato sono ancora fresche per entrambi. Felix si porta dietro un trauma infantile mai affrontato (è stato molestato da bambino), mentre Jessica non riesce a lasciarsi alle spalle la tossicità della relazione con Zev. Anzi, la nutre. Registra video di insulti, li archivia come un diario privato, e finisce per pubblicarli per sbaglio, scatenando un piccolo disastro mediatico.

Il lavoro in agenzia è finalmente stimolante, ma anche qui la pressione è altissima. Il suo capo (interpretato da Richard E. Grant) è esigente fino all’assurdo. E quando Felix si trasferisce da lei per motivi economici, la convivenza svela ancora più fragilità nel loro rapporto. Lui, spaventato, si rifugia da Polly, la sua ex (Adèle Exarchopoulos), generando nuove insicurezze in Jessica.

Too Much è, sulla carta, una serie che riprende il filone classico di Dunham: la donna disfunzionale, ironica, egocentrica, immersa nel caos emotivo della vita adulta. Ma mentre in Girls c’era un’intera generazione rappresentata, qui tutto sembra ruotare attorno alla solitudine di Jessica.

Sia Jessica che Felix sono personaggi spezzati. Lui da un’infanzia rubata, lei da una lunga storia d’amore che l’ha fatta sentire “sbagliata” in ogni modo possibile. L’aborto non voluto, le critiche costanti sul corpo, la voglia di essere amata a tutti i costi: Jessica è una donna che non sa separarsi dalle sue ferite, e anzi, le coccola. Tutta la serie ruota intorno a questo bisogno – insaziabile, irrazionale, disperato – di essere vista, riconosciuta, amata. Jessica cerca conforto nei social, nell’attenzione del pubblico, nelle interazioni con estranei. Ma ogni volta che prova a costruire qualcosa di reale, si autodistrugge.

Analisi Monologo

«Cara Wendy Jones, la cosa più eccitante della mia nuova casa, a Londra, in Inghilterra, una nazione del Regno Unito…»

Jessica apre con un’ironia che suona quasi come un’auto-parodia: specificare che l’Inghilterra è “una nazione del Regno Unito” è un modo per sottolineare la sua condizione da outsider, americana sradicata e vagamente ridicola nel suo sforzo di integrarsi. È il tono di una che si sta arrampicando sugli specchi, cercando di dare un senso a qualcosa che non ha senso: una rottura improvvisa, una vita che si è capovolta, e una città che non la accoglie come sperava. «…è che ha spazio per diverse tipologie di donne. Puoi essere una donna con un segreto rinchiuso nel tuo cuore; o un sergente di polizia che usa i suoi traumi per risolvere macabri crimini…" Qui Jessica prende in giro gli archetipi femminili della fiction britannica, soprattutto quelli da serie tv: la detective traumatizzata, la prostituta assassinata, la party girl… È un attacco camuffato, ma anche un’inconfessata invidia. Quelle donne — per quanto stereotipate — hanno uno scopo, una trama, una funzione narrativa. Lei invece no. Lei è fuori dallo schema. E questa consapevolezza le pesa.

La frase “ha spazio per diverse tipologie di donne” è anche un’amara constatazione: nonostante la società contemporanea si riempia la bocca di “rappresentazione”, ci sono ancora donne — come lei — che non trovano un posto né nel mondo, né nei racconti. «Ma io non sono nessuna di queste. No, sono solo una donna che ti guarda online, Wendy Jones. Tutto il giorno, tutta la notte.»

Il finale colpisce per la sua disarmante sincerità. Dopo aver ironizzato e recitato il ruolo della donna sarcastica, Jessica ammette quello che non vorrebbe mai dire ad alta voce: è ossessionata. Totalmente. Wendy è diventata uno specchio deformante, una presenza pervasiva nella sua quotidianità. Non è solo gelosia, è una forma di autodistruzione. Jessica si definisce non per quello che fa, ma per quello che guarda, che insegue.

Conclusione

Questo monologo è breve ma densissimo. È Jessica senza filtri, ma anche Jessica che non sa più distinguere tra realtà e performance. Usa l’ironia per mascherare il dolore, ma alla fine il dolore affiora con tutta la sua banalità e crudeltà: guardare la nuova fidanzata del proprio ex, giorno e notte, sapendo che il mondo preferisce lei.

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