Unisciti alla nostra Community Famiglia! Compila il "FORM" in basso, inserendo il tuo nome e la tua mail, ed entra nell'universo di Recitazione Cinematografica. Ti aspettiamo!
Articolo a cura di...
~ LA REDAZIONE DI RC
Eccoci di fronte ad un momento centrale di Untamed, emotivamente devastante: il monologo-confessione di Jill Bodwin, interpretata da Rosemarie DeWitt, nell’episodio 6. Tre minuti. Tre minuti in cui una madre racconta l’impensabile: la decisione di pagare per la morte di un uomo. E, forse ancora più lacerante, la scelta di farlo senza dirlo al padre del figlio ucciso. Jill Bodwin parla. Ma non è solo una confessione. È un ultimo tentativo di rimettere insieme i cocci di qualcosa che si è rotto molto tempo prima. Davanti a lei c’è Scott, il suo attuale compagno, che fino a quel momento non conosce tutta la verità. Quella vera. Non quella che si racconta ai familiari, agli amici o a sé stessi per andare avanti.
STAGIONE 1 EPISODIO 6
MINUTAGGIO: 12:00-15:00
RUOLO: Jill Bodwin
ATTRICE: Rosemarie DeWitt
RUOLO: Netflix
Ti devo dire una cosa. E forse cambierà… cambierà tutto quello che provi per me. E dopo quello che ti ho fatto passare… io lo capirei se succedesse. Se tu… ti voltassi e… andassi via. Un uomo che si chiamava Sean Sanderson ha ucciso Caleb. Kyle non trovava il colpevole. Ci riuscì solo perché Shawn Maguire aveva messo delle videocamere nel parco per tracciare i percorsi migratori. Lui stava controllando i video e trovò delle immagini… di Sanderson con Caleb. Shane le portò da noi. E disse a Kyle: “Lasciamelo uccidere”. Conosci Kyle, lui… voleva essere sicuro. Voleva… che al momento dell’arresto non ci fossero dubbi. Ma sai… arrestarlo… dopo quello che aveva fatto… a nostro figlio… Sederci in un’aula, ad ascoltarlo, sperando in una condanna. E così… senza dirlo a Kyle… pagai… Shane. Lui… contattò Sanderson. Lo ricattò. Lo incontrò nel parco e lo uccise, per avere ucciso mio figlio. Kyle… lo scoprì solo quando denunciarono la scomparsa di Sanderson. Credo che… più di ogni altra cosa… Più che perdere Caleb fu il mio tradimento ad allontanare Kyle. Non riuscì a superarlo. E ho paura che nemmeno tu ci riuscirai. Ma non mi sembrava corretto non dartene neanche l’occasione.
La trama di Untamed, la miniserie thriller di Netflix in sei episodi, è un viaggio tra le ombre del passato e i silenzi assordanti della natura selvaggia. Ma è anche un’indagine stratificata che, come il parco in cui si svolge, nasconde più di quanto mostra. Lo Yosemite non è semplicemente lo scenario: è un terreno vivo, pieno di tracce, minacce e fantasmi. Proprio come la coscienza del protagonista. Kyle Turner (Eric Bana) è un ranger dell’Investigative Services Branch del National Park Service, assegnato allo Yosemite dopo anni lontano da tutto. Un uomo segnato dalla tragedia: ha perso suo figlio Caleb anni prima, e da allora convive con un senso di colpa talmente ingombrante da diventare quasi un personaggio a parte.
Turner non cerca solo un colpevole: cerca una via d’uscita da se stesso.
Tutto inizia quando il corpo senza vita di una giovane donna – soprannominata Jane Doe – viene trovato appeso a una corda da scalata. All’inizio sembra un incidente, poi si scopre che è stata uccisa: ha un proiettile nella gamba. L’indagine si apre e si complica subito: niente è come sembra, e a ogni pista seguita corrisponde una nuova crepa nel fragile equilibrio del parco. La ragazza si chiama in realtà Lucy, ed è la figlia illegittima di Paul Souter (Sam Neill), il capo della polizia del parco. Lucy voleva confrontarsi con l’uomo che l’aveva abbandonata, ma l’incontro si trasforma in uno scontro tragico: Souter, sopraffatto dalla paura e dal senso di vergogna, la minaccia con un’arma, e lei si butta giù da una scogliera per non dargli la possibilità di ucciderla. Quando la verità viene a galla, Souter si toglie la vita.
Parallelamente, Turner scopre che Shane Maguire, il guardiacaccia recluso nei boschi, è coinvolto in un traffico illegale: ha coperto l’esistenza di un laboratorio di produzione di droga nascosto in una miniera abbandonata. Il tutto camuffato da attività legate alla fauna. Quando Kyle lo affronta, Maguire lo ferisce gravemente, ma viene ucciso da Naya Vasquez (Lily Santiago), la giovane ranger che aveva deciso di seguirlo di nascosto. Questa parte della trama – il laboratorio nascosto – è quasi un sottotesto simbolico: qualcosa di tossico cresce in segreto nel cuore del parco, proprio come il dolore mai elaborato dei personaggi.
Caleb, il figlio di Turner, è morto da anni. Non è mai realmente presente nella storia: è una proiezione, una voce nella mente di un uomo che non riesce a lasciarlo andare. Caleb è stato ucciso da un predatore sessuale di nome Sean Sanderson, a sua volta ucciso da Maguire per ordine implicito di Jill Bodwin (Rosemarie DeWitt), l’ex moglie di Kyle. Lei, accecata dal dolore e dalla sete di giustizia, aveva messo in moto una spirale di vendetta che ora sta venendo a galla pezzo dopo pezzo. La scoperta arriva attraverso delle fototrappole piazzate nel parco: immagini che mostrano l’omicidio di Sanderson, incastrando definitivamente Maguire.
L’ultimo episodio chiude molti fili. Turner, sopravvissuto alla caccia nei boschi, ha ormai fatto i conti con il proprio passato. Ha scoperto la verità su Lucy, su Souter, su Jill, su Maguire e, soprattutto, su se stesso. Il suo rapporto con Caleb – costruito nella mente ma vivido quanto basta – si spezza nell’ultima scena.
Kyle lascia il parco. Raccoglie le sue cose e se ne va. Non ci viene detto dove, ma il messaggio è chiaro: il ciclo è finito. Untamed non è una storia di redenzione convenzionale. Turner non viene “salvato”. Ma ha finalmente fatto silenzio dentro di sé. E ora, può camminare.
"Ti devo dire una cosa. E forse cambierà tutto quello che provi per me." La frase d’apertura è un classico della confessione, ma qui assume una tensione concreta. Jill non cerca di difendersi, non cerca giustificazioni. Apre con la consapevolezza che questa rivelazione potrebbe farle perdere anche Scott, dopo aver già perso Kyle. Il tono non è implorante, è sincero. Diretto. È una donna che ha smesso di raccontarsi storie. "Un uomo che si chiamava Sean Sanderson ha ucciso Caleb." Questa frase gela tutto. Lo spettatore già lo sa, ma qui lo sentiamo dalla voce della madre. Non è un'informazione, è un lutto che prende forma. Jill non indugia nel dolore: lo mette lì, nudo, come un fatto. Come se avesse bisogno di nominarlo per tenerlo fermo, come se fosse ancora difficile crederci.
"Pagai Shane. Lui lo uccise, per avere ucciso mio figlio." La svolta arriva a metà del monologo. Jill ha fatto quello che Kyle non ha potuto. Ha scelto la vendetta, fuori dalla legge, fuori dalla coppia, fuori da se stessa. È una madre che ha attraversato il confine dell’etica per trovare un’ombra di giustizia. E non l’ha fatto per vendetta pura, ma per sottrarre Kyle a quella scelta. Per salvargli la coscienza, anche se ha perso il loro legame. "Credo che… più di ogni altra cosa… fu il mio tradimento ad allontanare Kyle." È questa la frase più dolorosa del monologo. Jill non giustifica ciò che ha fatto. Anzi, capisce che il vero punto non è l’omicidio di Sanderson. È averlo fatto da sola. Aver tolto a Kyle la possibilità di scegliere. Di sapere. Di elaborare il lutto insieme. "Ma non mi sembrava corretto non dartene neanche l’occasione." Jill non chiede perdono. Non supplica Scott di rimanere, ma gli dà il diritto di andarsene. È il gesto più umano e disarmato che potesse fare: restituire a qualcuno quella libertà di scelta che lei stessa aveva tolto a Kyle.
Questo monologo è forse il momento più intimo e tragico di Untamed. Non è la scena di un crimine, ma quella di una ferita morale. Jill Bodwin non è una donna spietata, ma una madre che ha smesso di credere nella giustizia e ha preso in mano la bilancia con le sue mani.
In una serie che parla di confini – fisici, morali, emotivi – questo è il momento in cui uno di quei confini viene definitivamente superato. E non si torna più indietro.
Le Migliori Classifiche
di Recitazione Cinematografica
Entra nella nostra Community Famiglia!
Recitazione Cinematografica: Scrivi la Tua Storia, Vivi il Tuo Sogno
Scopri 'Recitazione Cinematografica', il tuo rifugio nel mondo del cinema. Una Community gratuita su WhatsApp di Attori e Maestranze del mondo cinematografico. Un blog di Recitazione Cinematografica, dove attori emergenti e affermati si incontrano, si ispirano e crescono insieme.
Monologhi Cinematografici, Dialoghi, Classifiche, Interviste ad Attori, Registi e Professionisti del mondo del Cinema. I Diari Emotivi degli Attori. I Vostri Self Tape.