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~ LA REDAZIONE DI RC
Siamo nel quarto episodio di Untamed quando Summer, interpretata da Taylor Hickson, racconta a Kyle un frammento del passato di Lucy. È un momento breve, quasi trattenuto, ma carico di malinconia. Non è un classico monologo drammatico: è un racconto di sopravvivenza a due voci, in cui la vera protagonista non è presente. Lucy appare solo attraverso i ricordi e le parole di chi l’ha amata, ma non è riuscita a proteggerla. Summer non parla da testimone. Parla da sorella acquisita, complice, vittima collaterale. Le sue parole non sono esatte, non sono organizzate. Sono il tentativo sincero di mettere ordine a qualcosa che è rimasto per troppo tempo in silenzio.
STAGIONE 1 EPISODIO 4
MINUTAGGIO: 21:56-23:40
RUOLO: Summer
ATTRICE: Taylor Hickson
DOVE: Netflix
Se non sbaglio è cresciuta vicino al parco, poi sua madre è morta e… è scappata via da qualche posto, alla fine. Ci siamo sistemate a Garryson Bridge. Siamo state lì qualche anno. Poi lucy si è presa una cotta per un ragazzo, e molto spesso si allontanava. A volte anche per giorni… “Oterges”. Lei lo chiamava così. E’... segreto, scritto al contrario. Lucy aveva tanti segreti, ma quello… Era il suo preferito. E Dio sa perché non è… non è un bravo ragazzo. L’ha coinvolta in un sacco di schifezze. E a quel punto se la vedevo portava con se droga o contanti, a seconda della direzione in cui stava andando. Ricordo che a volte tornava tutta piena di lividi, e un giorno è andata via, e non è più tornata.
La trama di Untamed, la miniserie thriller di Netflix in sei episodi, è un viaggio tra le ombre del passato e i silenzi assordanti della natura selvaggia. Ma è anche un’indagine stratificata che, come il parco in cui si svolge, nasconde più di quanto mostra. Lo Yosemite non è semplicemente lo scenario: è un terreno vivo, pieno di tracce, minacce e fantasmi. Proprio come la coscienza del protagonista. Kyle Turner (Eric Bana) è un ranger dell’Investigative Services Branch del National Park Service, assegnato allo Yosemite dopo anni lontano da tutto. Un uomo segnato dalla tragedia: ha perso suo figlio Caleb anni prima, e da allora convive con un senso di colpa talmente ingombrante da diventare quasi un personaggio a parte.
Turner non cerca solo un colpevole: cerca una via d’uscita da se stesso.
Tutto inizia quando il corpo senza vita di una giovane donna – soprannominata Jane Doe – viene trovato appeso a una corda da scalata. All’inizio sembra un incidente, poi si scopre che è stata uccisa: ha un proiettile nella gamba. L’indagine si apre e si complica subito: niente è come sembra, e a ogni pista seguita corrisponde una nuova crepa nel fragile equilibrio del parco. La ragazza si chiama in realtà Lucy, ed è la figlia illegittima di Paul Souter (Sam Neill), il capo della polizia del parco. Lucy voleva confrontarsi con l’uomo che l’aveva abbandonata, ma l’incontro si trasforma in uno scontro tragico: Souter, sopraffatto dalla paura e dal senso di vergogna, la minaccia con un’arma, e lei si butta giù da una scogliera per non dargli la possibilità di ucciderla. Quando la verità viene a galla, Souter si toglie la vita.
Parallelamente, Turner scopre che Shane Maguire, il guardiacaccia recluso nei boschi, è coinvolto in un traffico illegale: ha coperto l’esistenza di un laboratorio di produzione di droga nascosto in una miniera abbandonata. Il tutto camuffato da attività legate alla fauna. Quando Kyle lo affronta, Maguire lo ferisce gravemente, ma viene ucciso da Naya Vasquez (Lily Santiago), la giovane ranger che aveva deciso di seguirlo di nascosto. Questa parte della trama – il laboratorio nascosto – è quasi un sottotesto simbolico: qualcosa di tossico cresce in segreto nel cuore del parco, proprio come il dolore mai elaborato dei personaggi.
Caleb, il figlio di Turner, è morto da anni. Non è mai realmente presente nella storia: è una proiezione, una voce nella mente di un uomo che non riesce a lasciarlo andare. Caleb è stato ucciso da un predatore sessuale di nome Sean Sanderson, a sua volta ucciso da Maguire per ordine implicito di Jill Bodwin (Rosemarie DeWitt), l’ex moglie di Kyle. Lei, accecata dal dolore e dalla sete di giustizia, aveva messo in moto una spirale di vendetta che ora sta venendo a galla pezzo dopo pezzo. La scoperta arriva attraverso delle fototrappole piazzate nel parco: immagini che mostrano l’omicidio di Sanderson, incastrando definitivamente Maguire.
L’ultimo episodio chiude molti fili. Turner, sopravvissuto alla caccia nei boschi, ha ormai fatto i conti con il proprio passato. Ha scoperto la verità su Lucy, su Souter, su Jill, su Maguire e, soprattutto, su se stesso. Il suo rapporto con Caleb – costruito nella mente ma vivido quanto basta – si spezza nell’ultima scena.
Kyle lascia il parco. Raccoglie le sue cose e se ne va. Non ci viene detto dove, ma il messaggio è chiaro: il ciclo è finito. Untamed non è una storia di redenzione convenzionale. Turner non viene “salvato”. Ma ha finalmente fatto silenzio dentro di sé. E ora, può camminare.
"Se non sbaglio è cresciuta vicino al parco, poi sua madre è morta e… è scappata via da qualche posto." Non ha una narrazione precisa. La memoria di Lucy è fatta di vuoti, di pezzi sparsi. E già da questa frase si capisce che la fuga è stata una costante nella vita della ragazza: da un luogo, da una famiglia, da sé stessa.
"Ci siamo sistemate a Garrison Bridge. Siamo state lì qualche anno."
Garrison Bridge è un nome che suona provvisorio. E in effetti lo è. Le due ragazze non costruiscono una casa: trovano una tregua temporanea. E anche quella si incrina nel tempo. L’amicizia tra Summer e Lucy è una alleanza precaria, come spesso succede tra anime ferite. "Poi Lucy si è presa una cotta per un ragazzo…"
Lucy si allontana, spesso per giorni, attratta da qualcuno che Summer non nomina, ma che definisce chiaramente: non è un bravo ragazzo. Un’identità tossica, ma irresistibile per chi ha vissuto troppo a lungo senza riferimenti stabili. "‘Oterges’. Lei lo chiamava così. Era… segreto, scritto al contrario." Lucy prende la parola “segreto” e la rovescia.. È un modo per rendere il dolore accettabile, per nascondere ciò che non riesce a dire. “Oterges” diventa il simbolo di tutto ciò che la ragazza non può spiegare, ma che vive come parte di sé.
"A volte tornava tutta piena di lividi, e un giorno è andata via, e non è più tornata."
lividi diventano l’unico linguaggio visibile della violenza. E poi il silenzio. Lucy esce di scena nel modo più tragico: senza nessuno che la possa fermare. Summer non cerca di drammatizzare, non cerca consolazione. Registra la perdita e la lascia lì, come una pietra.
n pochi minuti, Untamed ci restituisce un profilo emotivo di Lucy molto più profondo di qualsiasi rapporto di polizia. Una ragazza piena di segreti, attratta dal pericolo, incapace di fidarsi, eppure ancora capace di inventare parole per nascondere ciò che la feriva.
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